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Cinque Terre contro la plastica: una borraccia con la Cinque Terre Card


Anche alle Cinque Terre continuano i progetti per porre un freno all'uso e abuso della plastica che immancabilmente ritroviamo in mare e sulle nostre coste. Il mezzo questa volta è la Cinque Terre Card, la speciale card con cui il Parco gestisce i flussi turistici. "Il prossimo anno intendiamo regalare una borraccia con l'acquisto della card". Sono ancora in via di definizione le modalidà, ma quanto anticipato da Patrizio Scarpellini, direttore del Parco, indica una chiara direzione da intraprendere verso un mondo plastic free. "Il nostro piano prevede di installare nei punti di accoglienza, che sono sette, altrettante fontanelle. In modo da limitare l'acquisto di bottigliette d'acqua".

L'anno scorso, il Parco ha venduto un milione e centomila card: e quest'anno ci si aspetta una cifra simile. Numeri che rendono bene l'idea in termini di risparmio per l'ambiente: verrebbero distribuite più di un milione di borracce, risparmiando tonnellate di plastica. Perché il ragionamento è semplice: ogni anno transitano alle Cinque Terre circa tre milioni di visitatori. La stima approssimativa è che almeno un terzo di loro acquisti una bottiglietta di plastica nel corso del soggiorno e delle attività di trekking sui sentieri. Un milione di contenitori, di cui si potrebbe così fare a meno. Non solo: in cantiere c'è il progetto di "regalare le borracce alle strutture ricettive che aderiscono al marchio di qualità del Parco - spiega ancora Scarpellini - e che sono circa un centinaio, sparse sul territorio".

Quello in programma è solo uno dei numerosi progetti messi in piedi dal Parco Nazionale della Cinque Terre per contrastare l' usa e getta della plastica. Alla fine di luglio, infatti, si è chiuso Med Sea Litter, contro la plastica in mare. Il progetto, in partnership con Legambiente, vede la partecipazione di istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e università italiane, spagnole, francesi e greche, capitanate dal Parco Nazionale delle Cinque Terre che ne è capofila: partito nel 2017, ha l'obiettivo di sviluppare protocolli e azioni condivise per combattere i rifiuti marini, superando l'ottica dei confini, delle competenze e delle responsabilità dei singoli Stati. Lo studio ha interessato anche l'area marina protetta: e - grazie al coinvolgimento attivo dei pescatori della zona -analizzerà in che misura le plastiche sottili ingerite dai pesci entrano nella catena alimentare umana. In particolare ci si è concentrati sulla boga, un pesce povero autoctono: a essere confrontati saranno quelli pescati all'interno dell'area protetta e fuori.

Infine, il progetto Pelagos Plastic free, realizzato insieme a Legambiente ed Expedition Med, nato dalla necessità di ridurre l'inquinamento marino da plastica per proteggere i cetacei del Santuario Pelagos. Quest'anno, alle Cinque Terre si sono alternati tre gruppi, un totale di 36 volontari che hanno pulito le marine di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso. L'equipaggio di Goletta Verde, poi, insieme ai volontari di Legambiente, ha fatto tappa a Lerici sulla spiaggia di San Terenzo per il trash mob "Usa e getta? No, grazie!", la campagna di sensibilizzazione per la riduzione della plastica monouso. "Una buona strategia di comunicazione funziona - sottolinea Patrizio Scarpellini - pensiamo alla nostra battaglia contro le infradito sui sentieri. L'anno scorso, l'80% dei visitatori all'imbocco dei percorsi aveva calzature inadeguate. Quest'anno, solo due su dieci".

(genova.repubblica.it)

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