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Itinerari a Riomaggiore: dal Medioevo ai pittori ottocenteschi


Cinque Terre RiomaggioreRiomaggiore, sede isitituzionale del Parco delle Cinque Terre, è il primo dei cinque borghi provenendo da La Spezia. Il comune comprende anche Manarola e forse rappresenta il più tortuoso e angusto dei cinque paesi, poichè segue il ripido canalone coperto del torrente Rio Maggiore, l'antico Rivus Major dal quale Riomaggiore prende il nome e che ha determinato lo sviluppo dell'insediamento. Riomaggiore deve la sua fama a tre elementi: il paesaggio naturalistico eccezionale, la tradizione e la produzione vinicola e la caratteristica forma dell'abitato. Il paese è infatti composto da fasce parallele di case-torri genovesi che si dispongono a più livelli. Caratteristica inconfondibile delle case coloratissime è la presenza di due entrate: una davanti a livello del caruggio, l’altra sul retro (detta uservàn) all’altezza della strada superiore che porta verso i terrazzamenti coltivati. Questa particolare struttura risale ai tempi degli attacchi dei Saraceni poichè garantiva una via di fuga verso i campi, ma era utile anche per entrare in casa dal lato posteriore durante le mareggiate. Solo la zona della stazione ferroviaria è più recente, sviluppatasi nella seconda metà del XIX secolo, in seguito alla costruzione della ferrovia Genova - La Spezia. Le due vallate su cui si estende l'abitato sono separate dalla ripida costa di Campiòne, sulla cui parte inferiore si staglia il castello del borgo. La valle è sormontata dal monte Verugola, le cui tre cime sono raffigurate nello stemma comunale.

 

panorama riomaggioreLa leggenda vuole che l'origine di Riomaggiore risalga all' VIII secolo, quando un gruppo di profughi greci, in fuga dalle persecuzioni dell'imperatore iconoclasta Leone III Isaurico, arrivarono a Montenero e si insediarono in casupole sparse che oggi corrispondono alle località di Cacinagora, Sericò, Montenero, Lemmen e Casale. Dopo l'anno Mille, grazie alla maggiore sicurezza del mare garantita dalla Repubblica di Genova che teneva a bada i corsari, gli abitanti di questi primitivi insediamenti collinari scesero sulla costa, dove fondarono il primo nucleo del borgo di Riomaggiore, corrispondente nell'attuale Marina. Questa è infatti caratterizzata da case medievali, con gli ex magazzini per il vino al primo piano e archi in pietra locale. Le prime notizie storiche certe risalgono al 1251 quando gli abitanti del distretto dell'entroterra di Carpena giurarono fedeltà alla Repubblica di Genova in funzione anti-pisana. I borghi in questione, tra cui Riomaggiore, erano tuttavia ancora feudo del marchese Turcotti di Ripalta di Borghetto Vara, che intorno al 1260 fece costruire il castello di Riomaggiore. Il territorio passò sotto la dominazione di Nicolò Fieschi, che, nel 1276, cedette Riomaggiore e gli altri borghi delle Cinque Terre a Genova. Il dominio genovese fu positivo per le Cinque Terre che iniziarono a prosperare grazie ad una situazione di stabilità politica e di sviluppo economico: la viticoltura conobbe un nuovo vigore grazie all'opera di terrazzamento delle colline e il vino che vi era prodotto divenne famoso in tutta Europa. Si costruirono nuove chiese, tra cui la parrocchiale di san Giovanni Battista, iniziata nel 1340 per volere del vescovo di Luni Antonio Fieschi. La storia di Riomaggiore seguì poi le alterne vicende della repubblica genovese, che inserì il territorio nella podesteria di Vernazza, fino al suo declino.

Riomaggiore dall altoAlcune testimonianze storiche ci raccontano di Riomaggiore nel corso dei secoli

Così G. Guidoni in "Memoria sulla vite e sui vini delle 5 Terre" del 1825 narra:

"Il primo paese ad incontrasi, venendo da Portovenere, è Riomaggiore, è questo più infelice per situazione, essendo fabbricato lateralmente ad un angusto e ripidissimo canale; ma è però il più popolato delle Cinque Terre, giacché i suoi abitanti ascendono a mille trecento, ed ha un prodotto annuo di quaranta mila barili di vino. Arreca non poca meraviglia il vedere come in questo angusto, e ripido canale, si conducono a terra alcuni piccioli bastimenti, destinati alla pesca delle Acciughe, ed al trasporto dei vini; i quali è forza legare e sostenere con grosse corde, sopra il nudo scoglio, acciò non precipitino in mare".

Il Casalis nel suo "Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna" del 1843 scrive:

"Propriamente in questo comune non esistono strade comunali; non visi veggono che alcuni sentieruzzi di comunicazione colle diverse borgate, e colla Spezia, i quali non sono praticabili senza grave disagio e pericolo se non dagli abitanti che sono avvezzi a tragittarli. Il territorio tutto alpestre è di natura sassosa; ciò nondimeno vi allignano molto bene le viti, ed in alcune situazioni anche gli olivi. (...) Il vino e l’oio sono quasi gli unici prodotti del territorio: del vino si fa un considerevole smercio in Genova, ed alla Spezia. (...) I vini di Rio Maggiore, conosciuti in commercio sotto il nome di Cinque Terre, sono molto ricercati: considerevole è il guadagno che ritraggono gli abitanti dalla pesca delle acciughe".

Qualche anno più tardi (1847), in un’altra relazione sugli Stati Sardi, troviamo scritto che:

"Ripide, strette, sucide sono le contrade di questo villaggio, il quale benché termini contro mare, non ha ver un sito per ricoverare le barche anche più piccole; ed ivi parimente imperversano gli australi. Pessimi e disastrosi sentieri comunicano dentro terra con Manarola, col Groppo, col santuario di Verrugola, con Carpena, Schiara e Campiglia di là dal monte S. Croce e del Paradiso per alla Biassa ed alla Spezia, da cui è lontano due ore. Contuttociò la popolazione vi è numerosa, perché negli stessi dirupi e nei vicini campi l’industria seppe trarre partito dai prodotti del suolo".

Itinerari a Riomaggiore - dal Medioevo ai pittori ottocenteschi

case della marina RiomaggioreLa Marina e il nucleo dove oggi sorge la ferrovia erano originariamente uniti da una contrada chiamata Malborghetto che è oggi un quartiere di cui rimangono poche tracce. Nei pressi della Marina, a destra, potete notare un portale che reca una croce incisa sull'architrave e tracce di un antico selciato. Si tratta forse dei resti di una piccola cappella. Subito dopo l'ultima rampa di scale si trovano le rovine dei trogi, i lavatoi pubblici. Continuando, a destra si incontra una successione di arcate: si tratta del Poggio, il loggiato che regge il nucleo più antico del paese con le sue case-torri erette durante il basso medioevo da Antonio Vivaldi, funzionario della Repubblica di Genova, per i suoi cinque figli. Si dice che da queste arcate iniziasse un passaggio segreto che consentiva agli abitanti di trovare velocemente riparo nel castello, in caso di attacco dei pirati. Nonostante la suggestione della leggenda, più probabilmente si trattava di una serie di collegamenti tra le cantine delle case-torri per raggiungere il castello senza uscire quasi mai allo scoperto. Ai lati del vecchio scalo in pietra, si trovano le antiche fortificazioni che proteggevano il borgo dagli attacchi dei pirati, citate dal famoso cartografo Matteo Vinzoni nell'"Atlante della Repubblica di Genova" del 1773: a est il bastione di San Giacomo, e a ovest, più basso e più piccolo, il bastione di Traacà, dal quale si diparte la ripida scalinata che collega l'abitato al castello, attraversando la contrada di Sant'Antonio. Probabilmente faceva parte di questo antico sistema di fortificazioni anche Pidapünta, una bella piazzetta che si affaccia a picco sulla scogliera. A ovest si scorgono gli scogli di Pidature, il cui nome deriva dalla torre di avvistamento detta prima che vi sorgeva anticamente: durante le mareggiate il mare si insinua in profondità tra questi scogli creando un soffione d'aria che fuoriesce più in alto nella scogliera. Dopo il castello, a destra, si arriva alla chiesa di Sant'Antonio, accanto alla quale inizia il Sorchetto, un angusto carugio che sale al castello. Dotato di una strettissima volta, faceva parte del passaggio segreto che si presume collegasse la Marina al castello.

"Il Rio, che giù nella valle precipitando al mare, percorre il paese, era bordeggiato allora, più che da case, da orride spelonche dalle quali pioveva nel Rio ogni sorta di sozzura. Il puzzo dell’escremento umano soffocante. Non una bottega; non un abitante, che alla nostra vista non si rintanasse. E noi, tra quelle nere e sozze tane, tra quel precipizio di volte e di scale puzzolenti, scendemmo dalla stretta gola dello scalo, alla marina."

telemaco signorini donne a riomaggioreSono queste le ben poco lusinghiere parole annotate dal celebre pittore fiorentino Telemaco Signorini al suo arrivo a Riomaggiore nel 1860. Eppure si innamorò del paese e lo ritrasse più volte, catturando i momenti intimi e quotidiani degli abitanti. Narra la leggenda che un giorno il pittore macchiaiolo si trovasse a passeggiare nelle strade di La Spezia, e precisamente nella piazza del Mercato, quando rimase colpito dai vestiti di alcune donne che si distinguevano dalle altre. Chiedendo in giro su chi fossero, qualcuno lo informò che erano donne di Riomaggiore con i loro abiti tipici. Dunque, il pittore volle raggiungere il paese, a cui, colpito dalla bellezza del paesaggio e affascinato dai modi di vita dei poveri abitanti, dedicò molte delle sue opere. Signorini, infatti, aveva inziato un viaggio molto importante per la sua arte insieme a Vincenzo Cabianca alla Spezia, dove visitò i borghi di Pitelli, San Terenzo, Vezzano Ligure, Lerici, Sarzana e, appunto, le Cinque Terre per ridare slancio alla propria pittura, caratterizzandola con forti contrasti tra luci ed ombre, in grado di definire la macchia di colore come elemento centrale delle sue tele.

 

Riomaggiore mareMa prima dei soggiorni signoriniani si cita a Riomaggiore la presenza del pittore genovese Domenico Cambiaso, vedutista, che, ad una mostra di pittura ligure del 1848 espose un pregiato acquarello “Riomaggiore” che rappresentava l'alveo della fontana presso il vecchio municipio, il paesaggio animato dagli umani e da una vistosa cascata sotto il vecchio ponte. Nella seconda metà dell'800 svolsero qui la loro opera gli artisti spezzini più brillanti come Giuseppe Pontremoli, Agostino Fossati e Gio Batta Valle. Sempre a questo periodo va annoverata l'attività dell’illustre fotografo tedesco Alfred Noack che sembrò attratto dalle particolarità geologiche e insediative delle Cinque Terre, in un’epoca in cui queste non rientravano ancora nelle rotte turistiche dei viaggiatori e vedutisti italiani e stranieri, più interessati al paesaggio romantico delle rovine di Luni e del golfo dei Poeti, prima delle imminenti trasformazioni dovute alla costruzione dell'Arsenale Militare. A cavallo tra '800 e '900 operò qui Antonio Discovolo, allievo di Giovanni Fattori, che si fece conoscere per disegni e pitture di paesaggi e marine, dopo aver lavorato a Tellaro e Manarola, dove si trasferì per un breve tempo e dove conobbe Caterina Bordone diventata poi sua moglie. Discovolo scelse poi come sua definitiva residenza la vicina Bonassola.

 

RiomaggioreIl pittore Renato Birolli (1905-1959), profondo conoscitore di questi luoghi ed esponente dell' avanguardia pittorica e del post-cubismo, scrisse:

"(…) di che cosa sono stati capaci gli abitatori delle Cinque Terre, e i loro nipoti oggi, dicono questi monti, questa vendemmia. Qualcuno v’è morto scivolando, ma la lotta contro la sterilità l’hanno vinta. Hanno operato per sé, per il bisogno più urgente, ben sapendo che si trattava di terra che non faceva gola a nessuno. Ma è più disteso, più pacifico. E perciò, a guardare, non dà dolore bensì piacere (…).

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